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Un fair value più flessibile

di Enzo Rocca

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1 NOVEMBRE 2008

La Commissione Ue ha pubblicato ieri le linee guida sull'applicazione del fair value ai mercati «non attivi». La guida all'applicazione del fair value è arrivata in tempo utile per essere applicata alla terza trimestrale dell'anno, come sollecitato dalla Commissione Ue. I principi nel documento risultano coerenti con quelli analoghi emanati dal Fasb lo scorso 10 ottobre (Fas 157-3) e, dunque, viene confermato, ufficialmente quanto anticipato nei comunicati stampa dello Iasb del 2, 3 e 14 ottobre.

Il documento chiarisce alcuni aspetti problematici delle tecniche di misurazione (processo valutativo e assunzioni della direzione aziendale), prevedendo, inoltre, specifici obblighi di divulgazione di tali informazioni al mercato.

La premessa indispensabile al lavoro degli esperti è il chiarimento sull'obiettivo di una valutazione al fair value, che è quello di determinare il prezzo (alla data di valutazione) al quale si svolgerà una transazione "ordinata" tra i partecipanti al mercato. Ciò chiarisce definitivamente che non possono essere utilizzati i prezzi risultanti da liquidazioni forzate o da vendite in condizioni di difficoltà. Per raggiungere questo obiettivo, il redattore del bilancio può considerare tutte le informazioni rilevanti che il mercato rende disponibili. Avendo cura, nel caso di utilizzo di tecniche valutative, di massimizzare l'uso di input osservabili.

Prezzi da mercati inattivi
Nella valutazione di un'attivitào una passività finanziaria, in assenza di propria quotazione di mercato, occorre utilizzare (senza adattamenti) il prezzo di uno strumento analogo. Gli esperti dello Iasb hanno chiarito, tuttavia, che questa misurazione per «analogia» può essere esclusa quando i prezzi si formano in mercati non attivi. Risulta fondamentale, quindi, stabilire, quando il mercato si debba considerare attivo.

Gli standard internazionali stabiliscono dei parametri allo scopo (i volumi e l'intensità operativa,la disponibili e l'attualità di prezzi ecc.). Talvolta questi indicatori non sono significativi. In questi casi, vale il giudizio del valutatore.

Il giudizio del management
Una negoziazione forzata non può essere considerata una operazione " ordinata". I prezzi di tali transazioni, pertanto, non possono essere utilizzati nella misurazione al valore equo. Anche in questi casi, tuttavia, risulta rilevante il ruolo del management aziendale. È l'esperto interno, infatti, che deve stabilire se una particolare transazione è il frutto di un obbligo o di una costrizione, ossia non coinvolge operatori disponibili e consenzienti ad assumere posizioni di mercato. Il giudizio del management assume particolare rilievo quando ci si trova in assenza di dati rilevanti, o quando essi richiedono notevo-li adattamenti. In questi casi,infatti, il fair value è determinato con l'utilizzo di un modello (mark-tomodel), ossia di una tecnica di valutazione basata principalmente sulla stima interna sui futuri flussi di cassa, scontati a un tasso "aggiustato" per il rischio (incluso quello di credito e di liquidità).
È stato utilmente precisato che, talvolta, è più appropriato utilizzare dati non osservabili piuttosto che quelli rilevati dal mercato. In altre parole, il redattore del bilancio deve utilizzare prezzi rilevabili nella misura in cui rappresentino l'effettivo valore equo dello strumento. Altrimenti, si rischierebbe, paradossalmente, di tornare a determinare per via tecnica un prezzo che si era deciso di scartare (in quanto forzato o formato in un mercato il liquido).

Valutazioni «guidate»
Il chiarimento di ieri, assieme al provvedimento del mese scorso sul trasferimento di alcuni strumenti finanziari, riporta al centro del processo valutativo il management aziendale, coerentemente con un sistema contabile basato su principi e non su regole. È stato chiarito, quindi, quanto auspicato. Ossia che nelle situazioni più controverse è l'intenzione della direzione aziendale a guidare le scelte di portafoglio e il suo giudizio a indirizzare i processi valutativi.

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